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Egnever
Egnever

Razza

Umano

Classe

Barbaro

Allineamento

-

Età

-

Divinità

-

Originario di

Kalaxia

Titolo

-

Stato

Vivo



Dati Salienti

Avventure

Curiosità

Background

Chiamatemi Egnever. Sono originario della Dalazia, un piccolo villaggio nell'entroterra. Forse lo

Egnever-1

Egnever

conoscete, si chiamava Aederlom o Cuore di Quercia.

Era un villaggio di "selvatici", come ci chiamano nelle grandi città: persone che vivono nei boschi e che dalla loro natura selvaggia hanno imparato a vivere. Noi però avevamo nomignoli ben più particolari: venivamo chiamati "ribelli", "banditi" o "briganti".

Ci rifiutavamo di pagare la "caletta", forse ne avrete sentito parlare. Era una tassa che ancora viene praticata nei piccoli feudi dalaziani: il popolano deve portare al collo una targhetta, con segnati contributi e le decime che deve pagare o che ha già pagato. Una pratica degradante, che ci privava delle poche risorse di cui disponevamo.

Se un potente ruba a un debole, si chiama governo. Se un debole si ribella, si chiama brigantaggio. Ero ancora piccolo quando il villaggio venne bruciato. Molti di noi morirono, ma alcuni riuscirono a sfuggire tra le montagne, verso sud. Fu in quei giorni che persi i miei genitori. Non so dire che tipi fossero. Orster, mio fratello, mi diceva sempre che erano dei valorosi, che avevano lottato fino alla fine, che sognavano un mondo equo, senza dominatori e dominati. In realtà, neanche lui sapeva che fine avessero fatto: uccisi, fatti prigionieri o fuggiti?

Non lo sapemmo mai.

Fu lui a crescermi: la comunità ci evitava.

<Troppo irruento.> Dicevano. Forse era vero. I suoi discorsi spesso si infiammavano di propositi sanguinosi, ma si spegnevano subito. Fuochi di paglia.

<E il fratello verrà su uguale.> Aggiungevano. Non sono d'accordo. Certo, seguivo Orster e gli volevo bene, ma non ne condividevo il temperamento. Tuttavia mi chiedo: se pensavano fosse un problema, perché non hanno fatto nulla per risolverlo, preferendo tenerci a distanza, costringendoci a vivere al limitare del villaggio? Troppo innamorati della tranquillità offerta dal quotidiano? O troppo impauriti dal fuoco da rifuggire anche quello nelle parole?

Quando diventammo adulti, i fuochi di paglia di Orster si erano concretizzati in progetti, da realizzarsi verso valle. Il nostro primo assalto fu contro una piccola carovana. Non ne ricavammo molto, ma fu appagante comunque. In quel momento ci sembrava quasi di aver raddrizzato un torto. Continuammo per molte lune, fino a quando le strade si svuotarono di mercanti, sostituite da pattuglie. La comunità non ci dava alcun aiuto: avevamo attirato l'attenzione delle milizie e non volevano che giungessero fino al nuovo rifugio. Dovemmo rifugiarci nella foresta e con l'arrivo dell'inverno, ci trovammo alla fame: dovemmo rubare un maiale dal nostro stesso villaggio per sopravvivere.

Orster ribolliva nel suo odio con progetti di vendetta contro la comunità, colpevole di aver abbandonato lo scopo, di averci lasciati da soli, braccati dal nemico.Io invece metabolizzavo tutto. Era giusto quel che facevamo? Negli ultimi tempi i nostri furti si erano rivolti solo contro qualche pellegrino o un carro di contadini. Quali responsabilità aveva un povero, uguale a noi, verso il fuoco che i nobili avevano scatenato contro Aederlom?

Un giorno, mentre eravamo in città a cercare di rivendere l'ultimo bottino strappato dai denti di un vecchio venditore di sementi, vedemmo una carrozza farsi strada tra le viottole, per poi uscire dalla città in direzione di Mith'o Theryoch. Non perdemmo tempo e la intercettammo al passo montano. Non fu difficile sopraffare la scorta: poca e male equipaggiata. Fu così che la vedemmo. Una giovane elfa dai capelli corvini vestita alla moda di Ajata-opet, accompagnata da due serve. Orster capì che poteva essere una buona occasione: un riscatto sostanzioso. Il piano di Orster consisteva nell'inviare una lettera di riscatto e attendere la fine dell'inverno in alta montagna, dove le ricerche non si sarebbero spinte. Arrivati al primo rifugio, Orster parlò di almeno mille monete d'oro.

La ragazza alzò la testa e disse con voce di flauto. <Mio padre è assai più ricco, puoi anche chiederne diecimila.> Sorrise. La fissammo, poi Orster mi disse di imbavagliarla. Fu una scelta saggia. Mentre la perquisivo, trovai un medaglione d'oro con impresso un cranio di drago stilizzato, il simbolo di Charnax: era dunque una maga dell'accademia di Ixladuum. Lessi il suo nome sul retro: Iceblaze.

<Domani andrai in città e spedirai la lettera. Facciamo ventimila.>

Quando tornai era già buio. Quando entrai nella grotta sentii subito un odore dolce e acre, un odore che sentivo solo al termine di una battuta di caccia fruttuosa. In fondo alla caverna, trovai i corpi delle due servitrici riverse. Mi avvicinai con le armi spianate, ma non sentii alcun suono. Erano freddi, forse morti da alcune ore. Un solo taglio per gola, netto e preciso: come col maiale.

Seguii le loro tracce: si muovevano lentamente; Iceblaze non era pratica della montagna. Li trovai in una grotta: lui stava sopra di lei. Non ci vidi più. Ingaggiai una lotta furibonda e alla fine, coperto di tagli, mi osservai il corpo di Orster riverso a terra. Iceblaze mi osservava con occhi impauriti. Me ne andai per sempre. Attraversai il mare, fino a Siln e poi vagai senza meta, lontano dalle terre civilizzate. Non so perché Orster fece quello che fece. Molti pensieri passarono per la mia mente e molte risposte provarono a prendere forma. I druidi dicono che i boschi cambiano le persone, che risvegliano il loro istinto atavico. Non so se è vero, per quanto mi riguarda ci invecchiai e basta. Il turbinio dei miei pensieri cessò e rimase solo la calma. La natura è priva di contaminazioni: non c'è ipocrisia; violenza senza odio. Eppure da tempo comincio a fare strani sogni. Il passato che ritorna. Iceblaze, mio fratello, il villaggio, i genitori che non ho mai conosciuto. Sempre più spesso passo le notti dominato dall'insonnia. Uno dei druidi una volta mi disse che alcuni antichi santuari una volta possedevano le Acque del Loto: una piccola fonte che permetterebbe di cancellare la memoria. Non gli prestai particolare attenzione, ma adesso la tentazione di visitarli si è fatta molto forte. Cancellare tutto, perdere ogni frammento del passato che mi tormenta e vivere nella purezza animale.

Non so se è questo che voglio davvero: quello che so è che devo scoprire di più su queste Acque del Loto.

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